Il ritorno degli dei by Marino Bartoletti

Il ritorno degli dei by Marino Bartoletti

autore:Marino Bartoletti [Bartoletti, Marino]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788836245468
editore: Gallucci
pubblicato: 2021-11-18T09:00:00+00:00


Quando la Polizia viaggiava in Ferrari

Nel Luogo c’era un po’ di apprensione per quello che stava accadendo sulla Terra.

Il Grande Vecchio si era giocato una discreta quota di credito con il Titolare. E, obiettivamente, la missione non era poi così semplice. Pablito se la sarebbe senz’altro cavata perché era sempre stato un ragazzo pratico e sveglio, ma avrebbe trovato gli interlocutori giusti? Sarebbe riuscito a farsi capire e a portarli per mano in quell’operazione che richiedeva parecchia intraprendenza e non minor fantasia da parte di chi l’avrebbe materialmente eseguita?

«Chissà che macchine starà usando la Polizia in questa azione?» si interrogò il GV, forse per stemperare un po’ la tensione. Come se le automobili fossero un elemento rilevante in quello che stava accadendo.

«D’altra parte» sghignazzò fra sé e sé Francangelo «il commendatore ha sempre pensato che le macchine siano più importanti dei piloti»

«Tu ridi, amico mio, ma ti ricordi cosa fece la Polizia quando si munì di una Ferrari?»

Proprio così. Correva l’anno 1962. A Roma la malavita aveva rotto gli argini dell’impudenza, fino a commettere delitti sotto al naso delle forze dell’ordine per il puro gusto di seminarle negli inseguimenti. I fuorilegge disponevano di potentissime macchine rubate e “ritoccate”, soprattutto Maserati e Alfa Romeo d’alta gamma; e quando c’era da fare qualche impresa particolarmente spregiudicata, potevano contare su “piloti” specializzati nelle fughe ad altissima velocità. I più ricercati erano “lo Zoppo” e “il Pennellone”, personaggi che poi avrebbero ispirato i tanti film cosiddetti “poliziotteschi” della fine di quel decennio.

Le volanti in dotazione alla questura erano poche Giuliette ormai spompate, un po’ di 1100 assolutamente inadeguate e un’unica e ormai logora Alfa 1900 Super che, a forza di sbattere negli spigoli del centro storico, trascorreva i suoi mesi più dal carrozziere che sulla strada.

Per cercare di capire come risolvere questa situazione quasi umiliante, il capo della Polizia Angelo Vicari, ancora oggi imbattibile titolare del record di permanenza in quell’incarico, si presentò di persona dopo aver fatto riunire tutti gli uomini della Squadra mobile in uno stanzone non esattamente accogliente, al primo piano della Questura di Roma. Raccolse deferenti, ma banali, lamentele di ogni tipo, soprattutto legate alla carenza del personale e all’inadeguatezza dei mezzi a disposizione. Fino a che, dal fondo, si fece avanti il brigadiere siciliano Armando Spatafora, minuto di statura, occhio sveglio e franchezza in canna, già soprannominato “il Lince” dai mariuoli della Capitale.

«Eccellenza, per prendere quei banditi basterebbe avere una Ferrari».

Vicari lo squadrò nell’apprensione di tutti. E, nello stupore generale, gli rispose: «Va bene, l’avrete».

Otto mesi dopo da Maranello uscì una 250 GT/E 2+2 nera (qualcuno dice che ne uscirono due, ma che una si fracassò in un collaudo) con il lampeggiante sul tetto, la scritta “Squadra mobile” sulle fiancate e il simbolo della pantera sopra i parafanghi anteriori. Potenza 240 cavalli per una velocità vicina ai 250 chilometri all’ora.

Spatafora e altri tre colleghi vennero spediti a Maranello per un corso di guida veloce. Ovviamente quello che si mostrò più idoneo fu Armandino “il Lince”.

L’aria cominciò subito a cambiare.



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